AVETE PRESENTE il pane da toast, versatile e profumato che funziona anche come pane per i tramezzini e per i club sandiwich? Mia figlia lo chiama il “pane morbido”, in chiara contrapposizione a quello che mangiamo di solito che ha la crosta esterna ed è, inevitabilmente, più ‘duro’. Un modo di dire che ha adottato nella prima infanzia e che è rimasto nella nostra quotidianità. Inutile aggiungere che è in assoluto il suo preferito, il che è dire molto visto che la creatura è una mangiatrice di pane convinta. Pane, grissini, cracker. schiacciate, focacce… tutto purché riccamente sotto forma di carboidrati complessi. A vedere le sue sembianze filiformi non si direbbe, ma il pane è una vera passione per lei.
La mia avventura nel mondo del “pane morbido” è nata molto per rispondere alle sue richieste e un po’ alla mia curiosità di provare qualcosa di nuovo dopo tre mesi di pane tradizionale. La pandemia mi ha ‘regalato’ incertezze a piene mani e il mio modo per reagire a questo mondo così precario e sconvolto è stato tornare ai fondamentali, il pane prima di tutti.
L’incursione nel mondo del “pane morbido” è nata in questo ambito ed è andata bene e il risultato è piaciuto a tutti, soprattutto al babbo della creatura. La colazione col “pane morbido” è tutta un’altra storia…
La ricetta che ho usato è quella tradizionale con doppia lievitazione, ho cambiato solo una parte della grammatura della farina, mettendo quella integrale al posto della farina di tipo 2 e non mettendo il latte nell’impasto, solo olio evo. Mi sembrava già parecchio ricco anche così.
Per dare la forma al “pane morbido” ho usato gli stampi da plum pudding, ma ho scoperto che una nota casa di pentole in ghisa ne ha di specifici per questo tipo di cottura e adesso li ho messi in cima alla lista dei desideri. Hanno persino colori attraenti come l’arancio e il viola scuro..