SONO SICURA che esista una spiegazione scientifica al perché la pasta al pomodoro abbia una funzione emozionale, della serie se sei allegro aumenta l’allegria, se sei un po’ triste ti fa passare la malinconia e se sei arrabbiato parecchio ti concede una tregua dai propositi omicida. La spiegazione c’è, ma io la ignoro. A me, in aggiunta a tutto quanto di cui sopra, la pasta al pomodoro fa scattare la voglia di creare varianti sul tema.
Oggi all’ora di pranzo mi chiedevo “Che posso fare per vivacizzare un super classico come la pasta al pomodoro prevista dal menù non-ho-tanto-tampo-e-ancora-meno-voglia?”
E sì, perché anche ai più convinti capita di non avere voglia, specie quando sanno che il dopo pranzo è pieno di ‘insidie’ temporali. Come sempre succede, ho pensato prima di variare il tipo di pasta – gli spaghetti alla chitarra integrali al posto dei normali spaghetti del 5 – e poi di far incontrare Oriente e Occidente. Quindi ho aggiunto un po’ di miso d’orzo (una punta, mi raccomando) per dare sapidità ‘alternativa’ al sugo di pomodoro dove ho messo anche origano, una manciatina di capperi senza sale, un giro d’olio a crudo e una spruzzata di lime. Parmigiano a scaglie una volta impiattato… et voilà.
Da provare, gente, da provare 🙂