AVEVO anticipato che avrei usato la Crok Pot per fare lo yogurt e l’ho fatto. Risultati? Eccellenti. Il sistema è semplice, basta solo ricordarsi di seguire le istruzioni un paio di volte così da memorizzare che c’è da prendere una temperatura (40°-42°) prima di aggiungere i fermenti lattici ed è fatta. Il risultato è uno yogurt morbido e cremoso (se si vuole più acido basta impostare il tempo di ‘cottura’ a 12 ore) delicato e delizioso come quello greco, solo più ‘leggero’ nella consistenza. Una bontà.
Le ultime versioni le ho preparate aggiungendo nei barattoli di vetro (ovviamente riciclati da salse e sughi regalati a Natale) un fondo di confettura o frutta secca a mia scelta e la performance dello yogurt home made è aumentata di valore: lo ama persino la mia assai selettiva creatura!
Aspetto a gloria la stagione estiva per provarlo con la frutta fresca frullata.
L’altro aspetto entusiasmante dello yogurt fatto in casa è che oltre a fare bene a noi che lo mangiamo, visto che è davvero solo yogurt fresco, fa bene all’ambiente. Abolisce la plastica dei barattoli in cui viene venduto nella maggior parte dei casi e, se riuscite a trovare il latte nella bottiglia di vetro, anche quella dei contenitori. A chi obietta che i barattoli e le bottiglie in plastica consumate da una famiglia di tre persone non contano niente per diminuire la plastica sul pianeta, rispondo che è bastato l’impegno di una sola donna, ROSA PARKS, a scatenare il movimento per i diritti civili negli anni Cinquanta negli Stati Uniti e che è stato l’impegno di una ragazzina di 15 anni, GRETA THUNBERG, a mettere la questione dell’ambiente nell’agenda dell’Europa. E forse del mondo. L’impegno di un singolo alla base di un grande cambiamento.
Io non ho minimamente la pretesa di essere neppure avvicinabile a queste due eccezionali creature, ma sono convinta che se ognuno di noi offrirà il suo, seppur piccolo, contributo, potremo dare a questo pianeta e ai nostri figli una chance di vivere insieme e in armonia. L’altra ipotesi non credo esista, perché non c’è nessun “planet B”.