una cuoca pericolosa

Cibo e idee per tempi da lupi (e non solo)


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Uno “spagnolo” sulle Alpi

IL NOME don Pedro forse non è spagnolo, ma suona tanto come un appellativo in voga a Siviglia e quindi se non lo è pazienza, ma anche le apparenze hanno un motivo di esistere e qualcosa da dire. Il nome “Don Pedro” è quello di un ristorante che si trova a Comano Terme, comune nel cuore del Trentino, a metà strada fra Riva del Garda e Madonna di Campiglio. Un posto conosciuto in Europa per le proprietà delle sue acque termali, ideali per chi ha problemi dermatologici o alle vie respiratorie. A dispetto del nome, da “Don Pedro” non solo si mangia italiano, ma oserei la definizione di cucina tipica del territorio. A cominciare dalla pizza, che è gustosa in tutte le versioni e sorprende in quella in stile Trentino: con fettine di mela e il blu, un formaggio tipico che somiglia vagamente al britannico Blue Stilton, a esaltare un insieme insolito, e intrigante, di sapori di montagna.

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Ho avuto la fortuna di mangiare più volte al “Don Pedro” e credo che la sorpresa più sorpresa – in senso positivo – siano state le fettuccine al miele. L’occasione l’ha fornita il week-end dedicato alle degustazioni e alla conoscenza del miele prodotto nella valle, una festa alla quale i ristoranti hanno aderito presentando ognuno una specialità ispirata al miele, appunto. Lo chef del “Don Pedro” è stato forse quello che ha osato più di tutti, abbinando questo eccezionale prodotto con l’impensabile: la pasta. Il risultato, per quanto davvero particolare, mi ha piacevolmente sorpresa perché, sebbene richieda un palato avventuroso per farsi scegliere, alla fine soddisfa pienamente. Le fettuccine erano di pasta fresca con salvia tritata e aggiunta all’impasto a dare un tono in più all’insieme creato dal condimento in cui comparivano in percentuali a me sconosciute di formaggio Verzia, una specie di Asiago ma più stagionato,polvere di timo, pane tostato e miele. Insolite e delicatamente deliziose. Servite in un’abbondante porzione su un’alzata in vetro e accompagnate da una birra  scura dal retrogusto leggermente amaro mi hanno regalato 15 minuti di serena felicità.

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Artigianale è meglio: ecco chi è il birraio italiano 2014

Solo due parole per introdurre una manifestazione che sta crescendo col tempo e che ha ormai raggiunto l’attenzione di molti appassionati delle birre artigianali, di cui l’Italia sta diventando un centro di produzione importante e stimato.  Se avete l’occasione di andare domani, approfittatene, altrimenti tenete d’occhio i finalisti: hanno cose buone da farci conoscere 🙂

 

“Cresce l’attesa per il premio Birraio dell’Anno 2014, riconoscimento ideato e organizzato da Fermento Birra (www.fermentobirra.com) .

Giunto alla sesta edizione, Birraio dell’Anno si impone come uno dei momenti celebrativi più attesi dal settore, forte della sua natura: un “Pallone d’oro” della birra che non vuol consegnare medaglie ad un’etichetta in particolare, ma ad un birraio in carne ed ossa per il lavoro svolto nel corso di un intero anno.

Un premio che negli anni ha visto incoronare i più grandi birrai italiani e stilare classifiche utili per chiunque voglia farsi un’idea, bevendo ovviamente, dell’autorevolezza e della caratura internazionale dei nostri artigiani della birra (www.birraiodellanno.it/palmares)

Quest’anno i 5 candidati al titolo individuati dalle  preferenze espresse  dai circa settanta esperti sono: Giovanni Campari del Birrificio del Ducato di Roncole Verdi di Busseto (PR), Valter Loverier del birrificio Loverbeer di Marentino (TO), Simone Del Cortivo del birrificio Birrone di Isola Vicentina (VI), Luigi “Schigi” D’Amelio del birrificio Extraomnes di Marnate (VA), Donato Di Palma del birrificio Birranova di Triggianello (BA).

Il vincitore del premio Birraio dell’Anno sarà svelato a Firenze giovedì 22 gennaio allo Spazio Alfieri in via dell’Ulivo, 6 con un evento aperto al pubblico (costo di partecipazione 10 euro degustazione di 5 birre inclusa). Si parte alle 19.30 con un aperitivo (facoltativo) a cura di “I Ragazzi di Sipario”, cooperativa composta da un gruppo di diversamente abili da anni con successo impegnati nella ristorazione fiorentina (costo aperitivo 8 euro comprensivo di birra). Alle 20 il noto degustatore Lorenzo “Kuaska” Dabove darà inizio alla speciale degustazione presentando attraverso l’assaggio guidato di 5 birre i primi 5 migliori birrai dell’anno passato. La serata culminerà con la nomina del Birraio dell’Anno 2014.

Dopo la premiazione, l’evento si sposterà al vicino Beer House Club di Corso dei Tintori, 34. Alla spina saranno servite le birre dei 5 migliori birrai d’Italia alla presenza degli stessi produttori. Ingresso gratuito.

Programma

dalle 19.30 alle 21.45
Spazio Alfieri (Via dell’Ulivo, 6 – Firenze)
Evento di premiazione condotto da Lorenzo “Kuaska” Dabove.
Costo d’ingresso: 10 euro comprensivo di degustazione guidata di 5 birre presentate dai 5 birrai candidati al titolo. Prenotazione facoltativa a info@fermentobirra.com.

dalle 22 alle 2.00
Beer House Club (Corso Dei Tintori, 34 – Firenze)
La festa post premiazione sarà celebrata al vicino Beer House Club. Alla spina saranno servite le birre dei 5 migliori birrai d’Italia alla presenza degli stessi produttori. Ingresso gratuito”.


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Cobb Salad in onore dell’amica Silva

HO AMMIRATO lo stile e le capacitá dell’amica Silva fin da quando sono diventata una follower del suo blog, praticamente all’inizio della mia attivitá come blogger, e con lei condivido il piacere per certi piatti della cucina a stelle e strisce non troppo complicati – a Silva vengono bene anche quelli complicati, a me non tanto 😦 – ma di grande gusto e spesso anche belli da vedere. È vero che “in corpo c’è buio” , ma per fortuna il piacere del cibo spesso comincia da come si presenta un piatto. Quindi ben vengano le variopinte e gustose insalate della tradizione americana. Per festeggiare una domenica di relax, ho adottato una delle ricette di Silva, la Cobb Salad, e ne ho ricreata una versione semplificata, cioé senza formaggio (gorgonzola), perché non lo posso mangiare. Purtroppo, perché nella Cobb Salad ci sta benissimo e mi piace anche molto.
Devo dire che, gorgonzola o no, la Cobb Salad è venuta niente male, perfetta per questo clima afoso e di grande effetto coreografico, davvero deliziosa.
Ancora una volta, grazie Silva, per essere un piacere da leggere e una fonte di ispirazione in cucina.

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INGREDIENTI

3 uova
1 avocado maturo
3 pomodori
3 filetti di petto di pollo
6 strisce di bacon
Olio evo q.b.
Sale e pepe q.b.
1 limone
1/2 cucchiaio di maionese o 1 cucchiaino di mostarda dolce
Prezzemolo tritato

HO PREPARATO la vinaigrette con olio, sale, limone, pepe e maionese e l’ho messa a riposare in frigo quindi ho cotto il petto di pollo a vapore e l’ho lasciato raffreddare. Ho svuotato i pomodori dei semi e li ho tagliati a dadini grossolanamente e ho fatto lo stesso con l’avocado e con le uova che avevo precedentemente lessato. Per ultimo ho rosolato il bacon fino a farlo diventare croccante quindi ho ridotto anche quello in pezzetti. A questo punto ho affettato il petto di pollo a rondelle e ho sistemato tutti gli ingredienti in un piatto, una fila accanto all’altra, cospargendoli con poca vinaigrette: la Cobb Salad era pronta per la foto. Poi ho mescolato tutto e aggiunto il resto della vinaigrette.
Ho accompagnato con una birra al limone, di quelle che vanno di moda quest’estate, a bassissima gradazione alcolica e piene di gusto.
Il pane? Ai cereali, ovviamente.

 

 


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Meat free Monday: pomodori alla napoletana

I POMODORI si trovano tutto l’anno, ma il gusto e il profumo che hanno in estate sono unici. Quindi in onore ai pomodori di stagione e alla cittá che per me piú di ogni altra sa di  sole ed estate, Napoli, ho optato per i pomodori alla napoletana come piatto del lunedì senza carne. Devo dire che le scelte proposte da Claudia Roden – lo so, continuo a tradire Mary McCartney, ma penso se ne farà una ragione – nel suo goloso libro “La vraie cusine de méditerranée toute simple” si stanno rivelando una fonte di ispirazione oltre le previsioni. Le indicazioni sono preziose e accessibili, ha selezionato piatti che solo all’apparenza possono sembrare banali ma nel prepararli, e poi mangiarli, rivelano una cura e un’attenzione profonda per identificare quelle combinazioni che esprimono davvero l’essenza della cucina mediterranea. Come questi pomodori alla napoletana (detti anche alla provenzale!) che si possono servire sia caldi sia a temperatura ambiente. Claudia li suggerisce fatti in forno ma io, visto il caldo, ho usato la  padella e sono venuti comunque squisiti, tanto che penso di riproporli nell’ormai imminente grigliata di fine luglio in un’ennesima variante: sulla brace!

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INGREDIENTI

4 grossi pomodori maturi ma sodi

1 cucchiaino di zucchero

40 grammi di pangrattato, meglio se fatto al momento

4 spicchi di aglio tritato finemente

4 cucchiaini di prezzemolo fresco

olio evo q.b.

sale e pepe q.b.

I PETALI DI ROSE  della foto nella ricetta non ci sono, ma le rose del giardino erano così invitanti e il contrasto fra bianco e rosso mi piaceva così tanto che ce li ho messi lo stesso. In fondo in fondo ho un animo poetico…. Ma vengo al dunque. Ho preso i pomodori e li ho aperti nel mezzo, ho tolto i semi cercando di non tagliare la buccia e non bucare il fondo, quindi li ho spolverati con lo zucchero (poco, mi raccomando) per togliere l’acidità prima di salarli leggermente e li ho passati in padella dove avevo messo a scaldare un filo di olio e una noce di burro (serve a evitare che l’olio bruci) lasciandoli cuocere a fuoco molto basso. Ho rapidamente mescolato tutti gli ingredienti in una terrina aggiustando la consistenza della farcia di pangrattato, aglio ed erbe aromatiche con olio e qualche goccia di acqua e ho farcito i pomodori, li ho coperti e ho ultimato la cottura sempre a fuoco dolce per una ventina di minuti sorvegliando che non si attaccassero sul fondo e aggiungendo, nel caso, un po’ di vino bianco secco. Li ho serviti caldi e profumati, ma penso siano buonissimi anche una volta freddi. Accompagnati da un bianco secco o una birra non pastorizzata e mangiati con del pane ai cereali o una focaccia alla ligure sono un apostrofo d’estate mediterranea.

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Crostini di fagioli alla Gordon Ramsay

TUTTO sommato, poteva andare peggio. Nel senso che quando ho visto il risultato dei “Crostini di fagioli Cannellini con acciughe e olive” ho pensato che, Gordon o non Gordon, qualcosa non aveva funzionato, perché il piatto mi sembrava banale assai e forse un po’ troppo asciutto. Ma la sorpresa, positiva, è arrivata all’assaggio. Nel presentare la sua ricetta, chef Ramsay indica come vincente il fatto che sopra una semplice fetta di pane tostato si possono presentare in gustosa armonia i quattro gusti – acido con l’aceto, salato con le acciughe, amaro con le olive e dolce con l’olio – e quando dai un morso al crostino è proprio quello che succede! Ammetto che all’idea di sfumare la cottura del mix di fagioli e olive con mezzo cucchiaio di aceto ho un po’ rabbrividito, ma i miei timori erano mal riposti. E’ un tocco di classe. In realtà, della forza pungente dell’aceto a fine cottura non resta quasi niente, solo un sentore molto gradevole che dà una nota acida quanto basta per creare un insieme intrigante di  sapori. Avevo scelto questa ricetta pensando alla semplicità degli ingredienti, in fin dei conti si tratta di pane e fagioli, ma curiosa di vedere come potessero essere “nobilitati” dalla creatività del re dei food show. E, devo ammetterlo, non mi ha deluso.

Veniamo al dunque.

INGREDIENTI

Fagioli Cannellini, 400 grammi scolati

Acciughe sottolio

Olive denocciolate, una decina

Pane a fette (6-8)

Olio evo qb

Prezzemolo

Mezzo cucchiaio da tavola di aceto (rosso o di Sherry)

Sale e pepe nero qb

I Cannellini li ho messi a bagno la sera prima di cucinarli poi li ho scolati, sciacquati e lessati con uno spicchio d’aglio e un pizzico di sale. Una volta cotti, li ho passati in una padella dove avevo messo due cucchiai d’olio evo e li ho fatti scaldare. Quindi li ho schiacciati e, secondo le indicazioni di Ramsay, dovevano assumere una consistenza piuttosto cremosa. Ma io non ho usato lo schiacciapatate, solo il mestolo di legno, e i miei fagioli sono rimasti belli sodi e compatti! Pazienza. Una volta caldi, ho aggiunto le olive tagliate grossolanamente e poi il famoso mezzo cucchiaio di aceto (io ho usato quello di vino, ma penso che qualsiasi aceto possa andare bene, Ramsay consiglia quello di sherry) e li ho fatti sfumare, quindi ho tolto dal fuoco. Nel frattempo avevo unto leggermente quattro fette di pane casalingo, lo chef scozzese suggerisce di usare una ciabatta, e le avevo messe in forno facendole grigliare per tre minuti. Una volta pronto il pane, ho steso le fette sui piatti da antipasto, le ho cosparse con il mix di fagioli su cui poi ho steso i filetti di acciughe e ho completato con una spolverata di prezzemolo tritato finissimo. Ramsay non suggerisce nessun vino, a me sono piaciuti con un bicchiere di birra chiara artigianale. Come direbbe chef Gordon, Enjoy!

p.s. Le mie foto, al contrario di quelle usate nel libro di Ramsay, sono quasi inguardabili, ma il dovere di cronaca imponeva di metterle.