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  • Evviva il caffè della solidarietà

    GLI AMICI SENESI mi hanno raccontato con entusiasmo il risultato di un progetto concreto di solidarietà con Haiti nato fra Siena e l’isola caraibica dopo il terremoto del gennaio 2010, che oltre ad aver causato la morte di tantissime persone ha messo in ginocchio un’economia già non florida. Mi piace rendere conto di questa iniziativa perché ogni volta che succede qualcosa di buono attraverso i prodotti della terra mi sento incoraggiata e trovo conferma all’idea che chi coltiva i campi di solito è più incline a essere solidale, a dare una mano quando c’è bisogno e a capire quali sono le vere priorità nell’esistenza. Quindi onore al merito di chi ha saputo realizzare  una filiera corta di caffè prodotto ad Haiti – le piantagioni sono da sempre una delle prime voci dell’export locale e considerate risorsa primaria – e commercializzato in Italia attraverso la vendita nel negozio del Consorzio Agrario di Siena.  Domani si corre il Palio dell’Assunta e, magari, se ci andate e se il negozio del Consorzio Agrario (che è proprio in centro sulla strada che porta a piazza del Campo) è aperto, fermatevi e comprate un etto di caffé made in Haiti.

     Sarà un gesto che vale più di tanti discorsi.

    I lavoratori della piantagione di caffè haitiana che fa parte del progetto di solidarietà senese
    I lavoratori della piantagione di caffè haitiana che fa parte del progetto di solidarietà senese

  • Il gaspacho traditore

    COME mi ha fatto notare il mio amico Antonio, e il suo essere andaluso immagino lo abbia in qualche modo facilitato nell’accorgersene, ho commesso un errore imperdonabile per una cinefila quale in cuor mio mi ritengo: ho confuso le cittá di nascita di Pedro Almodovar e Antonio Banderas. Chiedo venia. Per amore di chiarezza, quindi, rimetto “i natali” a posto: Almodovar é nato a Calzada de Calatrava nella regione de La Mancha, quindi non é andaluso, come invece é  Banderas, nato a Malaga. Il gaspacho andaluso mi ha proprio tradito….

  • Il gaspacho di Almodovar per il Meat free Moday

    AMO TUTTI I FILM di  Pedro Almodovar (me ne mancano un paio per la filmografia completa) e fra quelli che preferisco c’é “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”.  Catalizzatore degli eventi nella pellicola che lo ha portato al successo come regista é un portentoso gaspacho che Carmen Maura, la star del film, prepara e mette in frigo per un successivo, refrigerante consumo. Qui fa caldo come a Madrid d’estate, quindi cosa meglio di un gaspacho ghiacciato per sconfiggere fame e sete? La ricetta che ho trovato nel libro di Claudia Roden è nella versione andalusa, così ho deciso di trasformare il Meat free Monday nel mio personale omaggio ad Almodovar, che é malagueno, e alla cucina spagnola, capace di rivelarsi spesso miniera di piacevoli sorprese.  E ho fatto bene. Il gaspacho é stato un successo con i miei commensali e una nota piacevole in una serata caldo-torrido. L’unica cosa venuta “cosí cosí”  è stata, come spesso, la foto!

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    INGREDIENTI

    1 kg di pomodori maturi e sodi

    3 spicchi di aglio schiacciati

    1 cucchiaio di zucchero

    1 peperoncino rosso senza semi

    150 grammi di mollica di pane tostata

    Sale e pepe q.b.

    5 cucchiai di olio evo

    4 cucchiai di aceto di Xerés o vino rosso

    1/2 cipolla tritata per guarnire

    1/2 cetriolo tritato per guarnire

    L’ESECUZIONE di questo piatto è davvero semplice, ma l’importanza delle materie prime è ancora una volta decisiva per la bontà del risultato finale. Al posto dell’aceto ho messo del vino rosso perché dá un gusto che preferisco anche se la ricetta originale, che ho trascritto sopra, prevede l’aceto. Per prima cosa ho tagliato in quattro i pomodori e ho tolto i semi e la parte amara alla base del peduncolo, ho tostato il pane e ho tolto la crosta, quindi ho sbriciolato la mollica grossolanamente e l’ho messa nel bicchiere del frullatore insieme a tutti gli altri ingredienti. Ho frullato fino a ottenere una crema liscia e piuttosto liquida aggiungendo un po’ di acqua gelida, quindi ho messo in frigo per tre ore prima di servire, guarnendo all’ultimo minuto con la cipolla e il cetriolo tritati. Il gaspacho è una zuppa fredda e si può consumare nelle apposite scodelline oppure nelle tazze da consommé.  A volte l’ho usato anche come mini antipasto nei bicchierini da liquore lisci, quelli da tequila, e con la stessa filosofia di consumo: una sorsata “energizzante” e via!

  • Calici di stelle in Piazza del Campo

    HO LAVORATO ALCUNI ANNI a Siena e per buona parte di quegli anni mi sono sempre sentita un’estranea non troppo benvoluta, come credo si senta la maggior parte di quelli che sono nati fuori porta Camollia. Verso la fine della mia permanenza lavorativa, però, qualcosa è cambiato, mi sono accorta che in fondo, con tutti i limiti delle guerre di campanile e la scarsa affezione per gli “stranieri”, quella città umbratile e misteriosa, piccolissima eppure internazionale, direi quasi centripeta, mi apparteneva almeno un po’. Meritava il mio affetto e la mia nostalgia  anzi tempo di piazza del Campo, delle sue strade strette e ripide, dei suoi mattoni caldi al sole e al vento. E della sua gente scontrosa. Verace. Una nostalgia che ora, che vivo e lavoro da un’altra parte, provo forte per le atmosfere, la luce ottobrina, le notti d’estate dal passo lento e intenso che si vivono e si respirano a Siena. Per tutte queste ragioni  mi sento di caldeggiare la manifestazione Calici di stelle che si tiene il 10 agosto, la notte di San Lorenzo, nel complesso museale del Santa Maria della Scala, al Museo Civico e a Palazzo Sansedoni e che, come in tutte le Città del Vino d’Italia, è dedicata alla degustazione di bianchi, rossi, rosé e spumanti in contesti artisticamente o paesaggisticamente eccezionali. Un’occasione per riconciliarsi con la vita e col mondo che ci circonda o semplicemente per stare insieme a chi si ama sorseggiando un buon vino e ascoltando jazz.

  • Meat free Monday col riso delle Mille e una notte

    NON MI RICORDO se il riso viene mai menzionato nei favolosi racconti che Sherazade inventa per non farsi tagliare la testa dal principe e mi ricordo, invece, che detti racconti sono ambientati per lo più a Baghdad, che col Mediterraneo ha poco a che spartire, ma il riso alle spezie e zafferano che ho preparato secondo la ricetta della cucina mediterranea firmata da Claudia Roden mi ha catapultata in quella del gran Visir e avrei potuto serenamente indossare babbucce di seta dalla punta ricurva e pantaloni da odalisca per mangiarlo. Sul bustino e la pancia scoperta preferisco, comunque, passare la mano, nemmeno le meraviglie della cannella con burro e pinoli riescono a farmi dimenticare che ho ancora bisogno di un paio di mesi di Pilates “a bestia” prima di avventurarmi in mise succinte.

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    INGREDIENTI

    250 grammi di riso basmati

    45 grammi di burro

    1 litro scarso di brodo (di carne o di verdure a seconda dei gusti, la Roden suggerisce di carne)

    6 chiodi di garofano

    1 cucchiaino di semi di cardamomo

    3 cucchiai di pinoli

    1/2 cucchiaino di filamenti o di polvere di zafferano

    3 cucchiai di pistacchi tritati grossolanamente

    3 cucchiai di mandorle tritate grossolanamente

    2 bastoncini di cannella

    Sale e pepe q.b.

    LA PRIMA OPERAZIONE è lavare il riso e Claudia Roden suggerisce di farlo rapidamente con acqua calda o bollente. Per cuocerlo, invece, ho messo sul fuoco vivo una capiente casseruola con dentro il brodo e l’ho portato a ebollizione poi ho aggiunto la cannella, i chiodi di garofano e il cardamomo, ho abbassato la fiamma e lasciato sobbollire, la Roden usa un verbo francese bellissimo “mijoter”, per una decina di minuti, quindi ho aggiunto lo zafferano, sale, pepe e il riso che, una volta lavato, avevo raffreddato con acqua ghiaccia. Ho riportato a ebollizione e ho abbassato al minimo lasciando cuocere per una ventina di minuti, avendo cura di aggiungere un po’ di brodo tenuto da parte se vedevo che il riso tendeva ad asciugare. Quando era quasi cotto, ho aggiunto il burro a fiocchetti e mantecato per un paio di minuti poi l’ho cosparso di pinoli e mandorle tostati e pistacchi e ho servito subito, ben caldo.

    Un Meat free Monday molto Sherazade style.