HO LAVORATO ALCUNI ANNI a Siena e per buona parte di quegli anni mi sono sempre sentita un’estranea non troppo benvoluta, come credo si senta la maggior parte di quelli che sono nati fuori porta Camollia. Verso la fine della mia permanenza lavorativa, però, qualcosa è cambiato, mi sono accorta che in fondo, con tutti i limiti delle guerre di campanile e la scarsa affezione per gli “stranieri”, quella città umbratile e misteriosa, piccolissima eppure internazionale, direi quasi centripeta, mi apparteneva almeno un po’. Meritava il mio affetto e la mia nostalgia anzi tempo di piazza del Campo, delle sue strade strette e ripide, dei suoi mattoni caldi al sole e al vento. E della sua gente scontrosa. Verace. Una nostalgia che ora, che vivo e lavoro da un’altra parte, provo forte per le atmosfere, la luce ottobrina, le notti d’estate dal passo lento e intenso che si vivono e si respirano a Siena. Per tutte queste ragioni mi sento di caldeggiare la manifestazione Calici di stelle che si tiene il 10 agosto, la notte di San Lorenzo, nel complesso museale del Santa Maria della Scala, al Museo Civico e a Palazzo Sansedoni e che, come in tutte le Città del Vino d’Italia, è dedicata alla degustazione di bianchi, rossi, rosé e spumanti in contesti artisticamente o paesaggisticamente eccezionali. Un’occasione per riconciliarsi con la vita e col mondo che ci circonda o semplicemente per stare insieme a chi si ama sorseggiando un buon vino e ascoltando jazz.
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In Versiliana c’é il Festival Franciacorta
LA VILLA DELLA VERSILIANA é il posto dove trovarsi domani se si ha voglia di un pomeriggio diverso, fatto di vini importanti e finger food d’autore in un ambiente unico. Il festival Franciacorta, infatti, ha fatto tappa in Versilia e domani si tiene l’evento conclusivo alla villa della Versiliana a Marina di Pietrasanta (Lucca) dalle 18 alle 22. Ad animare la serata ci sará la degustazione del top della produzione Franciacorta accompagnata da quella di quattro cibi a tema divisi in altrettante “isole del gusto” : fritti d’autore, l’angolo del casaro, gli affettati della tradizione franciacortina, le crudité di pesce. Ventitré le aziende che partecipano con le loro etichette delle tipologie Brut, Pas Dosé, Satèn, Riserve e Millesimati. L’ingresso costa 15 euro, ma ci sono sconti per i soci di Slow Food, Fisar e Onav mentre gli iscritti all’Ais entrano gratis. È vero, 15 euro non sono pochi, ma vino, cibo e luogo possono valere la spesa, specie se si considera che ci troviamo davanti al principe degli spumanti italiani.
Come spiegano sul sito del Consorzio, infatti, “Il Franciacorta è stato il primo vino italiano, prodotto esclusivamente con il metodo della rifermentazione in bottiglia (metodo classico), ad avere ottenuto nel 1995 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Oggi sulle etichette si legge solo la denominazione Franciacorta, unico termine che definisce il territorio, il metodo di produzione e il vino. In tutta Europa solo 10 denominazioni godono di tale privilegio e di queste solo tre vengono realizzate con la rifermentazione in bottiglia: Cava, Champagne e Franciacorta”.
Ho tradito Gordon col budino di riso profumato alle spezie
AVEVO annunciato che avrei proposto come piatti scaccia-crisi solo tre dei molti (e buonissimi) che chef Ramsay presenta nel suo libro “Ultimate cookery course”, ma a furia di leggerlo e consultarlo, ho capito che sarebbe un vero peccato saltare la sezione dedicata alle spezie e quindi ho deciso di proporre un supplemento alla mia scelta iniziale. La prima aggiunta è il budino di riso profumato alle spezie, appunto, che, lo premetto, è una bontà e non per come lo ho fatto io, ma per come il luciferino Gordon lo ha concepito. Certo, se non si amano i profumi vagamente esotici e il riso, è meglio lasciar perdere, ma se avete un minimo spirito da gastronauti provatelo, è davvero squisito.Ed è una testimonianza concreta della predilezione che il super cuoco scozzese dichiara spesso nelle sue trasmissioni per la cucina orientale, così ricca di aromi importanti e commistioni per noi spesso impensabili. Io sono avventurosa, ma per cominciare ho deciso di scegliere qualcosa di abbastanza tranquillo come il rice pudding.
Arrivata alla realizzazione, però, mi sono accorta che mi mancavano ben due degli ingredienti, il latte di cocco – che non sono riuscita a trovare al supermercato e il negozio di specialità orientali è chiuso la domenica -e i chiodi di garofano – quelli c’erano, ma hanno un profumo troppo intenso per i miei gusti e quindi ho rinunciato a prenderli- quindi per la prima volta ho “tradito” Gordon e ho preparato il suo budino con due varianti. Gli ingredienti che riporto sono quelli della ricetta originale, comunque, così come i tempi i modi di cottura.
INGREDIENTI
Due semi di cardamomo leggermente schiacciati
Un baccello di vaniglia aperto e i semi
Tre chiodi di garofano
Mezza stecca di cannella tagliata a metà
400 ml di latte di cocco
Quattro cucchiai di zucchero di canna
600 ml di latte intero
Due cucchiai di panna liquida
La buccia di mezzo lime
225 grammi di riso
Due rossi di uovo
Due cucchiai abbondanti di mascarpone
NON AVENDO trovato il latte di cocco ho deciso di buttarmi sul dolce e l’ho fabbricato artigianalmente con farina di cocco biologica e… tanta panna liquida. Ho messo tutte le spezie in una capiente casseruola e le ho tostate per due minuti. E qui è cominciato il bello di questo pudding, perché la cucina si è riempita dell’aroma soave della cannella unito a quello dolce della vaniglia e a quello fragrante, arboreo del cardamomo. Dopo due minuti, ho messo in casseruola anche il cocco e ho tostato per un altro minuto, quindi ho aggiunto il latte, lo zucchero e la panna (200 ml se qualcuno volesse imitarmi) e ho fatto riscaldare il tutto mescolando delicatamente fino a che non ha iniziato a bollire. A questo punto ho aggiunto il riso e ho fatto cuocere per cinque minuti a fuoco dolce. Nel frattempo avevo preriscaldato il forno a 200 gradi e amalgamato bene i due tuorli con il mascarpone. Dopo cinque minuti di cottura, ho tolto la casseruola dal fuoco, ho aggiunto la crema di uovo e mascarpone incorporandola perfettamente e ho versato il tutto dentro una pirofila, non avendo a disposizione una tortiera da budino che potesse andare sia sul fornello sia in forno come suggerito da chef Ramsay. Quindi ho infornato per venti minuti, finché il sopra non è diventato di un bel colore brunito chiaro.
Gordon non dà indicazioni sulla temperatura a cui gustare il budino, io l’ho provato sia tiepido sia freddo ed è delizioso in tutte e due le versioni. Se lo accompagnate con un passito o una Malvasia è perfetto, ma anche con tè o caffè americano è delizioso.